Mulini ad acqua a San mango C.to (Sa)
La Via dei Mulini
San Mango Cilento, una pittoresca frazione nel comune di Sessa Cilento, sorge nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Questo territorio, intriso di storia, tradizione e sapori autentici, è anche conosciuto come "il paese delle fresche sorgenti".
Le radici di San Mango Cilento affondano in un passato ancor più remoto di quanto documentino le carte storiche. Risale al 994 d.C. il primo documento in cui i Principi di Salerno confermarono a Giovanni e Guaimario, del monastero di San Mango, possedimenti e diritti, tracciando le prime tracce di una storia millenaria.
Nel corso dei secoli, il borgo si è espanso lungo le pendici settentrionali del Monte Stella, dando vita a molteplici mulini, tra cui quello che si appresta a essere esplorato. La Valle dei Mulini ad acqua, un esemplare affascinante di tecnologia rurale, ne è la testimonianza tangibile.
Seguendo le rive del torrente Sorrentino, è stato tracciato un percorso: la Via dell'Acqua e del Grano, che inizia nella suggestiva frazione di San Mango Cilento e si snoda fino alla valle, dove le acque confluiscono nella Fiumara, affluente del fiume Alento. Un itinerario che svela la connessione profonda tra l'uomo e la natura, tra il fluire delle acque e la macinazione dei grani, un viaggio attraverso il tempo che cattura l'essenza autentica di questo luogo incantato.
La Scoperta dei Mulini ad Acqua delle Aree Montane
Nelle affascinanti terre di montagna, una tecnologia che ha plasmato le comunità fino agli anni '50 è stata l'antico mulino ad acqua a alimentazione orizzontale. Tale denominazione si deve al fatto che il flusso d'acqua, con la sua forza incessante, spingeva le pale del mulino in un movimento orizzontale, come illustrato chiaramente nello schema.
Questi mulini, avvolti da un'atmosfera di tradizione e innovazione, rappresentavano la linfa vitale delle comunità montane, sfruttando la potenza delle acque per macinare grano e alimentare la vita quotidiana. Il fruscio dell'acqua che giocava con le pale, la sinfonia meccanica che accompagnava la produzione di farina, erano note costanti nella melodia della vita di montagna.
Fino a metà del XX secolo, questi mulini ad acqua ad alimentazione orizzontale sono stati il cuore pulsante dell'industria locale, testimoniando una connessione profonda tra l'uomo e l'ambiente circostante. Con la completa sostituzione da parte degli impianti ad energia elettrica negli anni '50, questi mulini hanno lasciato un'eredità palpabile, segnando il passaggio di un'era e aprendo le porte a nuove scoperte tecnologiche. Oggi, esplorare la storia dei mulini ad acqua ci permette di riscoprire un capitolo affascinante della vita montana, dove la forza dell'acqua ha plasmato le fondamenta di comunità intrise di saggezza e ingegnosità.
La Scoperta del Mulino ad Acqua: Un Viaggio nell'Antichità e nella Tecnologia Medievale
Il mulino ad acqua, affascinante testimone del passato, trova le sue radici nell'epoca medievale, sostituendo gli ingegnosi mulini a clessidra ideati dai Romani. Originariamente impiegato come macina del grano, il mulino ad acqua si diffuse grazie all'inventiva dei primi ordini religiosi e feudatari. Questi, detentori di risorse economiche, costruirono mulini lungo i corsi d'acqua, costringendo le comunità a abbandonare le antiche macine domestiche.
Le cronache dell'epoca narrano di questa transizione forzata, in cui i contadini dovevano affrontare sentieri impervi, servendosi di muli, per raggiungere i mulini spesso situati in luoghi remoti. L'attesa per la macinatura del grano si sommava alle difficoltà del percorso, creando una dipendenza dalle strutture costruite dai privilegiati.
Il mugnaio, figura chiave in questo contesto, regolava il processo di molitura con maestria, adattando la quantità di grano alla disponibilità d'acqua e regolando la pressione sulle mole o macine per ottenere la giusta granulosità della farina.
Nel dettaglio del funzionamento, il mulino descritto nel nostro video presenta due livelli sovrapposti, sfruttando ogni risorsa disponibile. La vasca di raccolta non solo raccoglieva l'acqua ma ne regolava il flusso lungo la torre, accelerando il movimento delle pale. Queste, legate da un palo centrale, trasmettevano l'energia alla macina situata nella parte superiore. Le pietre, di diametro variabile attorno a 1,50 metri, opportunamente scalpellate con incavi a spirale, favorivano la fuoriuscita della farina senza contaminazioni di polvere di pietra.
Il cuore del processo era il cono centrale, contenente il grano. Attraverso vibrazioni, il grano scendeva nell'occhio della macina, sottoponendosi al delicato processo di molitura. Questa danza di acqua, pale e pietre testimonia la connessione profonda tra l'uomo e la natura, raccontando una storia antica in cui la tecnologia serviva a garantire la sopravvivenza e la prosperità delle comunità.