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IL "Casatiello " Napoletano al lievito Madre

casatiello napoletano


La storia

Le storie sulle origini del casatiello si perdono nell'antichità, quando Napoli era ancora una versione gourmet di Atene e poi una Roma dall'appetito insaziabile. Pare che persino nelle ricette greche ci fossero indicazioni segrete su come imbottire il pane.

Il casatiello era il protagonista delle festività pagane, un po' come la rockstar dell'agricoltura, dedicato prima a Demetra, la regina del raccolto, e poi a Cecere, la dea dell'agricoltura romana, che a quanto pare era appassionata di cereali e raccolti. Insomma, la stagione delle zucche non è stata sempre così monotona.

Il nome "casatiello" sembra derivare da una sorta di codice segreto: "caseus", che significa formaggio in latino, che nel dialetto napoletano si diceva "caso", trasformando la "o" in modo così creativo che alla fine avrebbe significato "piccolo pane al formaggio". Genialità dialettale!

In tempi antichi, il casatiello era un po' come la pizza margherita degli antenati: solo formaggio, niente fronzoli. Poi, chissà perché, hanno pensato di aggiungere lo strutto, che, in termini pratici, è il risultato di qualche cosa che è successo a un maiale. Nel corso dei secoli, però, si è sentito il bisogno di fare shopping nella dispensa dell'evoluzione gastronomica, e sono stati aggiunti cicoli, provolone e salumi, come se il casatiello avesse deciso di fare uno spettacolo di varietà.

Il resto d'Italia ha continuato con la tradizione del pane al formaggio, ma il casatiello napoletano con il lievito madre è come il ristorante più quotato della città: puro e sostanzioso. Si preparava soprattutto a Pasqua, quando la pasta madre era la vera regina della cucina partenopea, prima che venisse sostituita, con un po' di tristezza, dal lievito di birra. Ah, l'evoluzione, anche in cucina, è inevitabile!

parte interna del  "Casatiello "  Napoletano al lievito Madre


La cuccagna del casatiello richiede un forno a legna, e non uno di quei forni moderni che sembrano più interessati a far passare un'ora piacevole piuttosto che a cuocere un buon pane. Un tempo, i forni dei panifici rimanevano accesi dall'alba al tramonto, tanto che le massaie avevano l'imbarazzo della scelta su quando infornare il proprio capolavoro casatiellistico.

Per quanto riguarda la ricetta, è come cercare di trovare il vero significato della vita: nessuno sembra avere una risposta definitiva. C'è chi mette un po' di tutto e chi fa esperimenti gastronomici che neanche uno chef stellato oserebbe. Ma diciamo la verità, è proprio questa l'anima del casatiello: una tela bianca in cui ogni cuoco può dipingere con ingredienti che fanno sognare, come se fossero colori su una tavolozza artistica.

In fin dei conti, il casatiello è come un casting culinario, dove tutti i ripieni vogliono essere protagonisti, pronti a stupire il palato con la loro ricchezza e il loro sapore. Chi l'avrebbe mai detto che un semplice pane potesse diventare così teatrale? La cucina, come la vita, è fatta di interpretazioni, e il casatiello ne è la gustosa dimostrazione.



Il Casatiello
Il casatiello, quel magnifico capolavoro gastronomico, è come una ciambella avvolta in una danza sensuale di formaggi e salumi. Immagina una pasta lievitata che, con tutto il rispetto per il corpo, è preparata con lo strutto e baciata dal pepe, dando al tutto un tocco di glamour culinario.

La sua firma distintiva? Le uova! Si tratta di una sorta di red carpet gastronomico, dove le uova, audacemente crude, vengono disposte sulla superficie del casatiello come starlette pronte per il grande spettacolo nel forno. Saranno loro a cuocersi sotto i riflettori, trasformando il casatiello in una vera e propria performance culinaria.

Insomma, il casatiello non è solo pane e formaggio, è una sinfonia di sapori avvolta in un abbraccio lievitato, un'opera d'arte che rende onore agli ingredienti e fa un inchino alla creatività. Un tocco di classe da sfoggiare sulla tavola, dove la tradizione incontra l'audacia e il piacere di mangiare diventa una vera e propria commedia del gusto. Chi l'avrebbe mai detto che un rustico potesse essere così chic?



Preparazione
La nostra ricetta parte circa due giorni prima con la preparazione dell'impasto per il nostro casatiello.

Ingredienti per un 1kg circa. in uno stampo di 24 cm di diametro:
550 gr farina "0"
50  gr rimacinata
350 ml acqua
150 gr lievito madre
50 gr di strutto / 100gr ( dipende se vi piace sentire l'intensità del suo gusto)
9 gr sale

per il ripieno ( non ci sono dosi standard, regolatevi secondo i vostri gusti):
60 gr pecorino
pepe quanto basta
200 gr di formaggi misti tagliati a cubetti
200 gr di salumi tagliati a cubetti

Finitura:
3 uova con guscio
acqua per spennellare quanto basta


Mescoliamo e sciogliamo bene il lievito nell'acqua. Aggiungiamo lo strutto e facciamo attenzione che tutto si sciolga bene. Mettiamo la farina rimacinata e continuiamo a mescolare bene. A questo punto aggiungiamo la farina poco per volta. Arrivati a 250 gr di farina circa aggiunta e mescolato bene, fermatevi per 30 minuti circa.
Ricominciate aggiungendo il resto della farina e solo alla fine il sale.


L'impasto si presenterà un pò appiccicaticcio.
Mettiamo in un contenitore nel frigo per 24/36 ore
passate le prime 24 ore noi abbiamo tirato fuori l'impasto e re-impastato.



Giunti a 36 ore circa abbiamo tirato fuori l'impasto, abbiamo aggiunto il pepe e reimpastato e steso. Per chi vuole si può fare una spennellata di strutto sul rettangolo dell'impasto e poi aggiungiamo i salumi e formaggi in modo uniforme.




A volte si sottovaluta questa operazione, ma se diStribuiamo bene il tutto avremo un sapore pieno per ogni fetta di casatiello tagliata.



Una bella spolverata di pecorino e si incomincia a rotolare fino ad ottenere un salsicciotto.



Tagliate un pò le estremità e inserite il tutto nello stampo.



La parte di impasto rimasto farete le striscioline per le uova.



Prima di inserire le uova abbiamo spennellato con lo strutto alla base delle stesse. Con le striscioline formate delle croci sulle uova.



Cuocete il forno statico già caldo a 180 Gradi/ 190 Gradi, dipende dal forno, sul fondo,
 tra i 55 minuti e i 60 minuti.



La Pizza Piena Napoletana: Un Flirt tra Panetteria e Divertimento Storico


Nel cuore di Napoli, la pizza piena è come il Romeo della panetteria, un irresistibile corteggiatore che si presenta con un'offerta irresistibile: un impasto soffice e accogliente avvolto in un abbraccio generoso di salumi, formaggi e tutto ciò che fa palpitare il cuore gastronomico. La sua storia è un po' come un romanzo d'amore tra il fornaio e la creatività culinaria, un flirt tra farine di qualità e l'arte di farcire ogni morso di gioia.

Mentre i panifici napoletani si sfidavano a colpi di impasti soffici e condimenti irresistibili, la pizza piena è diventata la regina delle tavole, conquistando palati con la sua combinazione segreta di tradizione e originalità. È una festa di sapori, un'orgia di formaggi e salumi che fanno danzare le papille gustative in una sinfonia di felicità gastronomica.

La Pastiera Napoletana: Una Dolce Affascinante di Storia e Delizia


Passiamo ora alla regina delle dolcezze partenopee, la pastiera napoletana, una delizia che è più di una torta, è un racconto dolce della storia partenopea. La pastiera è come una vecchia zia saggia, custode di segreti antichi e tradizioni familiari, che ogni primavera fa il suo ritorno trionfale nelle tavole napoletane.

Questa prelibatezza si dice che sia nata dall'ispirazione di una sirena innamorata degli aromi della primavera, che ha sussurrato a una nonna napoletana la ricetta perfetta. Uova, ricotta, grano e una spruzzata di arancia in una crosta dorata: la pastiera è una poesia golosa, una sinfonia di sapori che rende onore alla terra fertile e alla maestria della cucina partenopea.
In questo articolo ci sono le foto di due casatielli con pepe e senza pepe.

In conclusione
In breve, la pizza piena e la pastiera napoletana sono come i due attori principali di una commedia culinaria, dove la storia e il gusto si intrecciano in una performance gustosa e irresistibile. Unisciti al banchetto della tradizione napoletana, dove ogni morso è un'ovazione al passato e un applauso alla creatività gastronomica.

Foto












Pagina Aggiornata al 19/09/2023


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