In viaggio per le Marche : Giorno 4/4
Marche Tour, Giorno 4: Esanatoglia; Matelica; Camerino; Lago di Fiastra; Chiesa di San Giusto in San Maroto a Pievebovigliana.
1) oggi si torna a Roma. Qualcosa, forse qualche acaro, durante la notte mi ha punto ad una caviglia. Purtroppo,non riesco a beccare il proprietario per dirglielo. Fatto il passaggio all'ora solare, si parte per Esanatoglia, del circuito dei borghi piú belli d'Italia. C'è parecchia nebbia che lungo la strada si dirada. Facciamo una prima deviazione per l'eremo di San Cataldo. Una salita ripida, sterrata in cima, conduce a questa chiesetta medievale aggrapata ad uno sperone roccioso che domina Esanaroglia. Bella la veduta sul borgo e magico il panorama perché la nebbia copre le valli lasciando scoperte le cime dei monti e dei colli che sembrano cosí galleggiare. Scendiamo al borgo. Lo percorriamo fino alla cattedrale di Santa Anatolia, piú volte rimaneggiata, che ha la particolaritá di una lapide romana incastonata sulla parete del campanile. Torniamo e ripartiamo.
2) In pochi minuti siamo a Matelica, la cittá di Enrico Mattei, in onore del quale troveremo la messa in cattedrale. Matelica merita una visita. La piazza principale intitolata all'illustre concittadino è contronata da palazzi nobiliari. Le chiese sono chiuse per il terremoto tranne la Cattedrale che ha un esterno singolare con un campanile centrale sulla facciata ma un interno banale. Facciamo un giro ed entriamo nel santuario della beata Mattia, il cui corpo riposa sotto l'altare. C'è anche un convento di clausura ed una suora sta conversando con una donna da dietro una grata. Matelica è la cittá del Verdicchio e del miele e cosí cerchiamo invano un negozio aperto di domenica mattina.
Ci indicano il foyer del teatro, dove troviamo un ragazzo non del luogo che ci fa da guida per il teatro che fu progettato dal Piermarini, lo stesso autore del Teatro alla Scala di Milano, e per I resti romani che sono proprio sotto il palcoscenico. Ci fa degustare alcuni vini e, dopo alcuni assaggi, mi convincono un Ardiale della cantina Gagliardi, ottimo rosso, ed un Materga, Verdicchio Superiore della cantina sociale locale Provima. Margherita prende qualche confettura particolare. Per il resto ci invitano ad andare al centro commerciale, dove continuo a stupirmi dell'assurditá del mercato. Non hanno nè miele nè formaggi locali. Per fortuna, trovo un ciauscolo. Lasciamo Matelica dispiaciuti ma non abbiamo idea di quello che ci aspetta.
3) Non andate a Camerino, ci avevano avvisati. Ma noi proseguiamo. Prenotiamo al ristorante Noè errante. 20 minuti e siamo lí. L'area dove sorge è una zona commerciale post-sisma fatta di prefabbricati. Praticamente sono dei container. Il locale è piccolo.
La cameriera gentile. Prendiamo un tagliere di affettati e formaggi, degli strozzapreti alla caponata, un'arrotolata di faraona alle castagne e per finire una crescia sfogliata. Dei formaggi, c'è il pecorino di Visso che ha una forma a fiore ed è eccezionale. Si scioglie al palato. Tutto buonissimo ma quello è una prelibatezza. La crescia, invece, somiglia ad uno strudel di mele con uva passa. Poche persone ci sono nei dintorni. Di fronte, ci sono I moduli dei Carabinieri. Decidiamo di salire alla piazza Cavour, il salotto della cittadina. Lungo la strada, pareti crollate e calcinacci caduti, case puntellate e nessuna auto nè persona. La piazza è ancora splendida. C'è solo una camionetta dell'esercito con due militari e poi silenzio. Camerino è tutta evacuata. L'effetto è spettrale. Davvero un pugno allo stomaco. E dal prossimo anno pagheranno di nuovo le imposte gli abitanti. Anche gli studenti universitari finora non hanno pagato le tasse universitarie, ma non c'è vita qui. La messa in sicurezza degli edifici non è terminata. A 3 anni esatti dal sisma. Faccio solo una foto alla piazza con la promessa di tornarci quando Camerino tornerá a nuova vita. Inutile addentrarsi per le due strade riaperte. Andiamo via, scoraggiati perché la ricostruzione sará lunghissima qui ma contenti per aver dato un piccolo aiuto alla comunitá locale.
4) ultima tappa sará il lago di Fiastra. Ci arriviamo in mezz'ora percorrendo una strada che attraversa solo il verde. La strada è trafficata da motociclisti. Prendiamo la strada per Fiengi per visitare la graziosa chiesetta medievale del beato Ugolino che conserva ancora degli affreschi dell'epoca. Quindi scendiamo al lago.
Circondato dai monti Sibillini, il lago ha un notevole fascino perché è una chiazza blu in mezzo al verde. Tanti I motociclisti e tante le famiglie che passeggiano. D'estate è possibile anche fare il bagno. Mi preoccupa il livello basso dell'acqua. Siamo tra I monti ma piove troppo poco evidentemente. La passeggiata sul lungolago è piacevole ma ora dobbiamo rientrare. Attraversiamo borghi vuoti e case puntellate. Vediamo anche qualche altro container. Scopriamo che è in corso la sagra del Marrone di Polverina dalle inconfondibili musiche paesane ma il tempo è tiranno. Ci concediamo una breve deviazione per la romanica chiesa di San Giusto in San Maroto dove un superbo tramonto sulle cime dei Sibillini ci saluta. E poi via sulla nuova superstrada per Foligno che in 2 ore e mezza porta a Roma. Saranno 3 e mezza per il traffico.
Articolo aggiornato al 30/01/2020
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1) oggi si torna a Roma. Qualcosa, forse qualche acaro, durante la notte mi ha punto ad una caviglia. Purtroppo,non riesco a beccare il proprietario per dirglielo. Fatto il passaggio all'ora solare, si parte per Esanatoglia, del circuito dei borghi piú belli d'Italia. C'è parecchia nebbia che lungo la strada si dirada. Facciamo una prima deviazione per l'eremo di San Cataldo. Una salita ripida, sterrata in cima, conduce a questa chiesetta medievale aggrapata ad uno sperone roccioso che domina Esanaroglia. Bella la veduta sul borgo e magico il panorama perché la nebbia copre le valli lasciando scoperte le cime dei monti e dei colli che sembrano cosí galleggiare. Scendiamo al borgo. Lo percorriamo fino alla cattedrale di Santa Anatolia, piú volte rimaneggiata, che ha la particolaritá di una lapide romana incastonata sulla parete del campanile. Torniamo e ripartiamo.
2) In pochi minuti siamo a Matelica, la cittá di Enrico Mattei, in onore del quale troveremo la messa in cattedrale. Matelica merita una visita. La piazza principale intitolata all'illustre concittadino è contronata da palazzi nobiliari. Le chiese sono chiuse per il terremoto tranne la Cattedrale che ha un esterno singolare con un campanile centrale sulla facciata ma un interno banale. Facciamo un giro ed entriamo nel santuario della beata Mattia, il cui corpo riposa sotto l'altare. C'è anche un convento di clausura ed una suora sta conversando con una donna da dietro una grata. Matelica è la cittá del Verdicchio e del miele e cosí cerchiamo invano un negozio aperto di domenica mattina.
Ci indicano il foyer del teatro, dove troviamo un ragazzo non del luogo che ci fa da guida per il teatro che fu progettato dal Piermarini, lo stesso autore del Teatro alla Scala di Milano, e per I resti romani che sono proprio sotto il palcoscenico. Ci fa degustare alcuni vini e, dopo alcuni assaggi, mi convincono un Ardiale della cantina Gagliardi, ottimo rosso, ed un Materga, Verdicchio Superiore della cantina sociale locale Provima. Margherita prende qualche confettura particolare. Per il resto ci invitano ad andare al centro commerciale, dove continuo a stupirmi dell'assurditá del mercato. Non hanno nè miele nè formaggi locali. Per fortuna, trovo un ciauscolo. Lasciamo Matelica dispiaciuti ma non abbiamo idea di quello che ci aspetta.
3) Non andate a Camerino, ci avevano avvisati. Ma noi proseguiamo. Prenotiamo al ristorante Noè errante. 20 minuti e siamo lí. L'area dove sorge è una zona commerciale post-sisma fatta di prefabbricati. Praticamente sono dei container. Il locale è piccolo.
La cameriera gentile. Prendiamo un tagliere di affettati e formaggi, degli strozzapreti alla caponata, un'arrotolata di faraona alle castagne e per finire una crescia sfogliata. Dei formaggi, c'è il pecorino di Visso che ha una forma a fiore ed è eccezionale. Si scioglie al palato. Tutto buonissimo ma quello è una prelibatezza. La crescia, invece, somiglia ad uno strudel di mele con uva passa. Poche persone ci sono nei dintorni. Di fronte, ci sono I moduli dei Carabinieri. Decidiamo di salire alla piazza Cavour, il salotto della cittadina. Lungo la strada, pareti crollate e calcinacci caduti, case puntellate e nessuna auto nè persona. La piazza è ancora splendida. C'è solo una camionetta dell'esercito con due militari e poi silenzio. Camerino è tutta evacuata. L'effetto è spettrale. Davvero un pugno allo stomaco. E dal prossimo anno pagheranno di nuovo le imposte gli abitanti. Anche gli studenti universitari finora non hanno pagato le tasse universitarie, ma non c'è vita qui. La messa in sicurezza degli edifici non è terminata. A 3 anni esatti dal sisma. Faccio solo una foto alla piazza con la promessa di tornarci quando Camerino tornerá a nuova vita. Inutile addentrarsi per le due strade riaperte. Andiamo via, scoraggiati perché la ricostruzione sará lunghissima qui ma contenti per aver dato un piccolo aiuto alla comunitá locale.
4) ultima tappa sará il lago di Fiastra. Ci arriviamo in mezz'ora percorrendo una strada che attraversa solo il verde. La strada è trafficata da motociclisti. Prendiamo la strada per Fiengi per visitare la graziosa chiesetta medievale del beato Ugolino che conserva ancora degli affreschi dell'epoca. Quindi scendiamo al lago.
Circondato dai monti Sibillini, il lago ha un notevole fascino perché è una chiazza blu in mezzo al verde. Tanti I motociclisti e tante le famiglie che passeggiano. D'estate è possibile anche fare il bagno. Mi preoccupa il livello basso dell'acqua. Siamo tra I monti ma piove troppo poco evidentemente. La passeggiata sul lungolago è piacevole ma ora dobbiamo rientrare. Attraversiamo borghi vuoti e case puntellate. Vediamo anche qualche altro container. Scopriamo che è in corso la sagra del Marrone di Polverina dalle inconfondibili musiche paesane ma il tempo è tiranno. Ci concediamo una breve deviazione per la romanica chiesa di San Giusto in San Maroto dove un superbo tramonto sulle cime dei Sibillini ci saluta. E poi via sulla nuova superstrada per Foligno che in 2 ore e mezza porta a Roma. Saranno 3 e mezza per il traffico.
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Articolo aggiornato al 30/01/2020
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